Con la sentenza n. 87/2017 del 13 aprile, la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso dei proprietari contro il comma della legge di Stabilità 2016, secondo il quale per gli inquilini che, tra il 2011 e il 2015, avevano denunciato il loro affitto in nero il canone dovuto era comunque pari a tre volte la rendita catastale.

La lunga battaglia legale

Tutto ha avuto inizio con la legge sulla cedolare secca, con cui era stata introdotta la possibilità per gli inquilini senza regolare contratto d’affitto di denunciare il proprio padrone di casa all’Agenzia delle Entrate ottenendo, in cambio, una riduzione del canone pari a circa l’80% di quanto dovuto. 

Con la sentenza 50/2014, era però intervenuta la Corte Costituzionale dichiarando illegittimo l’articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legislativo 23/2011, e bocciando, di fatto, le disposizioni secondo le quali gli inquilini potevano registrare di propria iniziativa il contratto d’affitto.

A questo punto era intervenuto il Parlamento introducendo un emendamento nella legge di Stabilità che prevedeva che il canone dovuto fosse pari a tre volte la rendita catastale aggiornata dall’Istat, che corrisponde a quanto già versato dagli affittuari. Contro questo comma i proprietari, attraverso il Tribunale di Roma, avevano fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Ma la Corte ha rigettato il ricorso presentato dai proprietari, ritenendo non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, comma 59, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)».

Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dal presidente dell’Unione Inquilini, Mario Pasquini: “E’ con soddisfazione che apprendiamo la sentenza della Corte costituzionale che dichiara in maniera inequivocabile che le decine di migliaia di inquilini, sostenuti dall’Unione Inquilini, che avevano tra il 2011 e il 2015 denunciato i canoni neri, devono pagare un canone annuo pari a tre volte la rendita catastale cosi come era previsto dal decreto legislativo 211 del 2011, art, 3 commi 8 e 9, quale indennità di occupazione per alloggi affittati senza contratto registrato”.

“Ora e con più forza l’Unione Inquilini rilancerà la lotta ai canoni neri, tenuto conto che dati della CGIA di Mestre e della Banca d’Italia parlano di almeno 950.000 unità immobiliari affittate a canoni neri, di 5 miliardi di euro non dichiarati e una evasione di 1,5 miliardi di Irpef da parte di proprietari furbini”.