Oggi un appartamento con una superficie media di 80 m² riesce a soddisfare le esigenze di un nucleo familiare ristretto (quattro persone), diventa addirittura confortevole per accogliere una coppia o estremamente comodo per i single. La casa è sempre più una “macchina per abitare” (machine-à-habiter, come da definizione del famoso architetto Le Corbusier), integrata cioè a sistemi tecnologici e soluzioni d’arredo su misura che consentono di poterla fornire di ogni optional e comfort – anche se il tutto concentrato in pochi metri quadri. Ma se la stessa superficie di 80 m² la ipotizziamo distribuita su due livelli sovrapposti (due piani di circa 40 m² l’uno), allora l’articolazione degli spazi richiederà uno studio distributivo ben più complesso.
Gli elementi connettivi Esempio di una distribuzione spaziale su due livelli è quello delle classiche “case a schiera” generalmente unifamiliari. Una tipologia abitativa con un fronte stretto, sviluppata in profondità e in altezza su due o più piani, dove vi sono alcuni elementi connettivi quali la scala, i disimpegni o i corridoi. Questi sono assolutamente necessari per poter rendere fruibili e collegati tra loro i vari ambienti della casa, ma rendono più complicata una comoda pianificazione dei locali soprattutto se il tutto si deve racchiudere in due piani di soli 40 mq.
2. La divisione in zone
Come primo approccio ad un progetto distributivo di un appartamento su due piani risulta razionale individuare la zona giorno al piano inferiore e la zona notte al piano superiore, così da poter creare una buona connessione tra gli ambienti interni della casa ed una corretta relazione degli stessi con le zone esterne. Se immaginiamo, ad esempio, di entrare in casa con pesanti buste della spesa e volerle poggiare in cucina, di ricevere ospiti e farli subito accomodare o di dover eseguire operazioni domestiche mentre altri sono nelle loro stanze a riposare, viene naturale pensare di collocare la cucina e il soggiorno/salotto in diretta relazione con l’ingresso e quindi verso l’esterno della casa.
3. L’ingresso-soggiorno
Considerando l’esiguità della superficie a disposizione, l’ingresso dell’abitazione andrebbe contenuto al necessario, meglio ancora se connesso all’intera zona giorno se si optasse per una soluzione open space. La riduzione di pareti e la limitazione di separazioni fisse consente di guadagnare anche quei pochi centimetri utili per una percezione di maggiore ampiezza dello spazio globale. Quindi limitarsi non a classici mobili alti e ingombranti ma a guardaroba incassati, per ridurre al minimo gli ingombri studiando l’ingresso come uno spazio-filtro tra esterno ed interno piuttosto che come vero e proprio ambiente a sé, separato dal resto della casa.
4. La cucina
Anche se l’appartamento ha spazi piuttosto contenuti, l’ambiente cucina andrebbe comunque composto con elementi imprescindibili per il funzionamento dell’intera zona giorno. Oggi si possono realizzare composizioni funzionali anche in ambienti ristretti, assicurando gli spazi minimi per compiere le principali operazioni di cottura, lavaggio e conservazione. Sicuramente composizioni troppo ampie come quelle a isola centrale, su doppia parete o a “U” rischierebbero di comprimere eccessivamente gli altri ambienti limitrofi. Anche qui l’open space consente di gestire meglio il rapporto tra gli ambienti senza la presenza di porte o pareti inutilizzabili. Spesso le soluzioni lineari, quelle a L, oppure le penisole attrezzate con piano cottura e lavello da un lato, possono essere una corretta soluzione per non comprimere altri spazi e rendere tutto funzionale ed esteticamente gradevole.
5. Il bagno-lavanderia
Sempre nell’ottica del contenere gli spazi, meglio dotare questo ambiente di mobili contenitivi (basi, pensili, scarpiere) e riuscire ad assicurare al suo interno tutte le funzioni basilari. Prevedere il bagno al piano inferiore, interno alla zona giorno e possibilmente in stretta relazione con la cucina, consente di farlo funzionare come ambiente di servizio, magari corredato di lavatrice – sempre se non si riesca a ricavare uno spazio apposito da destinare ad una mini lavanderia.
All’interno del bagno nella zona giorno può essere sacrificabile un’eventuale doccia, in modo da poterlo organizzare al meglio per le operazioni domestiche e renderlo esteticamente gradevole per l’eventuale utilizzo da parte degli ospiti. Questo ambiente, insieme al ripostiglio, è l’unico spazio dove non risulta strettamente necessaria la presenza di finestre. Importante, però, prevedere un buon sistema di areazione forzata con un motore non troppo rumoroso.
6. La scala tra i due piani
Il posizionamento e l’articolazione della scala all’interno di uno spazio a due piani è fondamentale per rendere agevole la relazione tra le varie zone. La composizione (lineare, a doppia rampa, a chiocciola, ecc.) da adottare dipende da più variabili e da diversi vincoli strutturali, ma la sua posizione ideale risulta quasi sempre quella limitrofa alla zona ingresso. L’accesso immediato alla zona notte consente di non dover attraversare vari ambienti della casa o di non incrociare eventuali ospiti, tutelando una certa privacy.
Per recuperare spazio prezioso risulta una scelta razionale utilizzare il volume del sottoscala con armadi su misura o addirittura come zona per riporre una scrivania o un’utile libreria. Le scale realizzate in legno consentono l’utilizzo di parti interne come contenitori da poter occultare o aprire all’occorrenza.
7. Le camere da letto
Nei restanti 40 m² del piano superiore è palesemente difficile immaginare due camere da letto molto ampie. La capacità di ricavare spazio incastrando gli ambienti con una sorta di zig-zag delle pareti può rendere le stanze più funzionali, rispettando le superfici destinate ad armadi, cassettiere e naturalmente a letti regolari.
Solitamente con una camera matrimoniale ampia ed una camera singola (a volte adibita anche a studio o a cabina armadio se si tratta di coppie senza figli) non si ha la possibilità di ricavare un terzo ambiente come il bagno, essenziale nella zona notte per un facile accesso notturno e mattutino. Quindi cercare sempre di compenetrare gli spazi e di incastrarli in maniera da salvaguardarne, al suo interno, i contenimenti necessari.
8. Il bagno notte al piano superiore
Andrebbe attrezzato di eventuali contenitori, ricavati magari da possibili nicchie nelle pareti e naturalmente dotato oltre che dei sanitari e di un lavabo, di una doccia o, se si è capaci di fare vere e proprie “capriole progettuali”, anche di una vasca – ovviamente di dimensione e forma strettamente regolare.
9. Il ripostiglio che non c’è
Utile, utilissimo ma non proprio fondamentale. Lungo tutti i passaggi fino ad ora affrontati si è ripetuto più volte l’esigenza di ricavare utili volumi da spazi apparentemente inutilizzabili. Si può anche rinunciare ad un eventuale ripostiglio distribuendo tutto ciò che conserviamo tra i contenitori disseminati tra i due piani. Questo consente agli altri ambienti di poter “respirare” e guadagnare quei metri quadri altrimenti impegnati altrove.
10. Abitare (e non sopravvivere)
Questo viaggio verticale tra i due livelli termina con una considerazione che riporta a monte tutti i ragionamenti fino ad ora sviluppati. Partire, prima di ogni decisone, dalla certezza che costruire uno spazio è come plasmare un corpo umano e ciò richiede capacità di equilibrio, proporzione, conoscenze spaziali, e rispetto dei regolamenti edilizi vigenti. Un carico di nozioni che un progettista di interni può sopportare dosando i vari interventi da effettuare. Articolare bene pareti e volumi, nel rispetto delle esigenze e dei vincoli strutturali, può trasformare uno spazio su due livelli in una casa funzionale su due piani, dove poter abitare comodamente, e non dove cercare semplicemente di sopravvivere.